Che cosa fare a Veduggio con Colzano? I tanti sentieri che si sviluppano nelle aree verdi del paese rappresentano un ottimo motivo per fare un salto da queste parti: nelle prossime righe ti svelerò tutte le location più suggestive che puoi trovare, inclusa una chiesa immortalata (parzialmente) in un quadro di un grande pittore italiano.
Tutto quello che ti serve sapere
La città
Paese di poco più di 4mila abitanti della provincia di Monza e Brianza, Veduggio con Colzano confina con la provincia di Como e con quella di Lecco. Oltre al capoluogo, il suo territorio comprende le frazioni di Colzano, Bruscò e Tremolada.
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In paese ha vissuto, nella seconda metà dell’Ottocento, il pittore Giovanni Segantini. Passeggiando lungo le vie del paese trovi tre pannelli installati in occasione dell’esposizione permanente (inaugurata nel 2022) Il ritorno di Segantini a Veduggio, che ti permettono di ammirare e conoscere tre dei dipinti più famosi dell’artista. Te li mostrerò fra poco!
Che cosa fare a Veduggio con Colzano: i monumenti da vedere
Sei curioso di scoprire che cosa vedere a Veduggio con Colzano? Ti consiglio di iniziare la tua passeggiata in paese dall’incrocio tra via dell’Oratorio e via Garibaldi: qui puoi osservare l’Oratorio di San Michele, piccola chiesetta di Bruscò risalente addirittura al 1398. Si ritiene che proprio in questa zona nel 1154 sia andato in scena uno scontro tra le milizie del Barbarossa e l’esercito milanese: una deduzione a cui si è giunti in seguito al ritrovamento di uno scheletro con anello e spada avvenuto nel 1786.

Se vuoi conoscere meglio la storia della Chiesetta di Bruscò, puoi leggere l’approfondimento che le ho dedicato nel post qui sotto.
Lasciandoti la chiesetta alla tua destra, scendi lungo via Garibaldi e prosegui in via Piave. Vai sempre dritto fino a che non incontri, sulla tua destra, via Volta: all’incrocio, merita di essere vista una delicata opera di street art realizzata dall’artista locale Sabrina Muoio, specializzata in restauri e decorazioni murali.

Il dipinto, voluto dai proprietari dell’abitazione su cui è stato creato, raffigura un albero della vita i cui rami trattengono oggetti che rappresentano la famiglia committente. L’albero è circondato da soffioni spinti dalla brezza; le sue radici sono ancorate a un libro gigantesco. Sui rami, scossi dal vento, sono incastrati o appoggiati – fra l’altro – alcuni libri, diverse lettere dell’alfabeto, un pallone di pallavolo e i taijitu, i simboli della cultura cinese che rappresentano i concetti di yin e yang (negativo e positivo). I rami trattengono gli amori, i sogni e le passioni, mentre “il resto” (i soffioni) vola via. Sullo sfondo, il profilo di una catena montuosa che evoca la Grigna; a destra, un sole caldo, simbolo di forza.

Riprendi il tuo percorso in via Piave e raggiungi il civico 2: qui sorge Villa Puricelli, eretta nei primi anni del Novecento e oggi sede della biblioteca civica.

Ora gira a sinistra in via Magenta, e poi svolta di nuovo nella prima strada a sinistra: arriverai in piazza Italia, dove noterai una cappelletta dedicata a Maria. Restaurata nel 1972, mostra una frase cara al parroco dell’epoca, don Naborre Nava (lo stesso che favorì la riapertura della chiesetta di Bruscò): “Madre mia, fiducia mia”.

Prosegui la tua passeggiata lungo via Vittorio Veneto: all’altezza del civico 8 puoi notare una lapide murata nel 1958 che ricorda la casa di Giovanni Segantini e la sua opera.

Accanto, trovi il pannello che riproduce un dettaglio del dipinto Ave Maria a trasbordo, che Segantini realizzò nel 1886: l’opera raffigura una famiglia di pastori con un piccolo gregge di pecore che si sposta da una riva all’altra del lago di Pusiano.

Continuando a camminare lungo via Vittorio Veneto, di fianco al civico 47 (dove c’è l’ex palazzo municipale di Veduggio) vedrai il secondo pannello dedicato a Segantini. A essere riprodotto, in questo caso, è un particolare del dipinto Costume grigionese, risalente al 1887: è il ritratto della giovane governante della famiglia dell’artista (che in quegli anni viveva in Svizzera, a Savognino), raffigurata con indosso un costume tradizionale mentre beve da una fonte di montagna.

Poco oltre, all’incrocio con via dei Caduti, soffermati a osservare il cartello che segnala le tappe dell’itinerario storico dedicato al beato don Mario Ciceri. Don Ciceri – nato a Veduggio l’8 settembre del 1900 e morto a Vimercate il 4 aprile del 1945 – è stato beatificato il 30 aprile del 2022 nel Duomo di Milano. A lui la Chiesa cattolica attribuisce il miracolo della guarigione di Raffaella Grigoli, che nel 1975 – quando aveva sette anni – si ristabilì improvvisamente da una grave patologia al colon dopo che le era già stata amministrata la cresima in articulo mortis, cioè in punto di morte. Il cartellone indica le sei tappe di Veduggio che compongono l’itinerario: fra queste, la Chiesa di San Martino Vescovo – che scoprirai fra poco – e la casa in cui Mario visse da bambino.

Sempre all’incrocio fra via dei Caduti e via Vittorio Veneto puoi osservare il Monumento ai Caduti: un obelisco con in cima un’aquila dalle ali spiegate, simbolo della vittoria.

Dal Monumento ai Caduti, imbocca di fronte a te viale Segantini. Al civico 8, trovi una delle tappe dell’itinerario dedicato a don Ciceri: l’Oratorio di San Martino. Il cartello posizionato all’ingresso rivela che la prima struttura oratoriana di Veduggio fu realizzata nel 1903, e accoglieva i ragazzi durante i giorni di festa e nelle vacanze estive; una seconda struttura fu costruita nel 1923. Don Ciceri, cresciuto proprio nel primo oratorio di Veduggio, vi ritornò spesso dopo aver lasciato il paese; vi portò anche i ragazzi di Brentana, la località di Sulbiate in cui a partire dal 1924 prestò servizio come coadiutore, con l’intento di favorire uno scambio di esperienze fra le due comunità.

Dopo pochi passi, accanto al civico 12/A, noterai una targa che spiega il motivo per cui la strada in cui ti trovi è intitolata a Giovanni Segantini: a Veduggio, infatti, il celebre pittore divisionista realizzò tra il 1884 e il 1886 un olio su tela intitolato A messa prima, in cui è raffigurata la scalinata della Chiesa di San Martino Vescovo.

Al civico 12/B, un’altra tappa dell’itinerario dedicato a don Ciceri: la Grotta di Lourdes. Dopo essere diventato coadiutore nella parrocchia di Brentana, don Ciceri portò spesso qui i giovani della sua comunità, come in una sorta di pellegrinaggio destinato a consolidare l’amicizia tra la sua parrocchia di origine e quella in cui era impegnato in quegli anni.

La grotta fu costruita tra il 1903 e il 1904 in seguito alla guarigione dal tifo e dalla meningite di don Carlo Maria Colombo, parroco dell’epoca. Progettata da Spirito Maria Chiappetta, è alta 14 metri.

L’area antistante alla grotta ospita, dal 1954, le sculture in bronzo dei Misteri del Rosario realizzate dall’artista bergamasco Giuseppe Siccardi.


Tra la chiesa e la grotta, invece, c’è una Cappella dell’Adorazione: ricavata in quella che un tempo era la vecchia sagrestia della grotta, fu inaugurata il 7 ottobre del 1987, festa della Madonna del Rosario, su idea dei giovani dell’oratorio che erano andati in pellegrinaggio a Taizè e Lourdes.

Davanti a te vedi la chiesa parrocchiale; prima, però, merita di essere notato il percorso con le stazioni della Via Crucis e le croci dei caduti in granito.

Su una targa è riportata la frase “Un soldato in guerra non muore quando viene sepolto ma nel momento in cui viene dimenticato”.

Di fianco alla scalinata della chiesa, invece, c’è il terzo pannello collocato per Il ritorno di Segantini a Veduggio: non può che essere dedicato al dipinto A messa prima, a cui ho accennato poco fa. Il quadro fu realizzato tra il 1884 e il 1886, e raffigura un anziano sacerdote, in veste nera e con un testo sacro fra le mani, intento a salire la scalinata. Scalinata che, come detto, è quella della chiesa di Veduggio. Segantini in precedenza aveva creato una versione differente del dipinto, intitolata Non assolta: mostrava sulla scalinata della chiesa una donna incinta mentre, più in alto, due sacerdoti si prendevano gioco di lei e del suo essere peccatrice.

Ora puoi risalire anche tu la scalinata: davanti al portone di ingresso della chiesa trovi un nuovo segnale dell’itinerario dedicato don Ciceri.

Vi si racconta del legame tra la Chiesa di San Martino Vescovo e don Mario: fu qui che egli ricevette il battesimo l’8 settembre del 1900, il giorno stesso in cui era nato (come era usanza all’epoca), da don Piero Mandelli. Qui fu anche cresimato, nel 1908, e ricevette la prima comunione, nel 1910. Consacrato sacerdote nel Duomo di Milano il 4 giugno del 1924, don Mario tornò a Veduggio il giorno successivo per celebrare la sua prima messa nella Chiesa di San Martino Vescovo.

Ora goditi la bellezza della Chiesa di San Martino Vescovo. L’edificio fu costruito nel XVII secolo per volere della nobile famiglia del sacerdote don Domenico Cazzulani; nel 1934 fu sottoposto a un significativo ampliamento, e due anni più tardi decorato con gli affreschi – sulle pareti della parte nuova – realizzati dal pittore Malachia Capelletti e da suo figlio Girolamo.

La facciata fu progettata nel 1642 da Francesco Maria Richini (l’architetto di Palazzo Sormani e del Palazzo di Brera a Milano) e presenta quattro nicchie, che però rimasero vuote per ben tre secoli.

Fu solo all’inizio del 1942, infatti, che su iniziativa del parroco don Giuseppe Mambretti si chiese allo scultore milanese Alfredo Sassi di realizzare i bozzetti in gesso delle statue – scolpite in pietra di Viggiù – che si possono vedere ancora oggi. Esse raffigurano (da sinistra in alto in senso orario) Sant’Agostino, San Martino, San Carlo e Sant’Ambrogio.


Nella parte superiore della facciata, il frontone tripartito presenta uno stemma in rilievo con la scritta D. MARTINO TVRONEN EP. PO SACRVM (“Consacrato al santo Martino, vescovo di Tours”).

Il portone di ingresso della chiesa, invece, è decorato con formelle realizzate da Giuseppe Siccardi che riprendono sei episodi della vita di San Martino: Martino regala a un mendicante metà del proprio mantello; Martino si rifiuta di andare a combattere, dichiarando di voler andare in prima linea armato solamente del Crocifisso; Martino, in visita ai genitori in Pannonia, viene fatto prigioniero e picchiato dagli ariani; Martino libera un uomo indemoniato; Martino resuscita un uomo morto; Martino prega.






All’interno della chiesa, trovi sulla destra una cappella dedicata a don Mario Ciceri, con un reliquiario realizzato da padre Ercole Ceriani, architetto e religioso betherramita.

Il reliquiario presente una struttura minimalista, e intende rappresentare il frammento di una bomba spaccata in due dopo un’esplosione: l’idea è quella di richiamare la vicenda biografica di don Mario, segnata dalle due guerre mondiali, e la sua opposizione non violenta alla dittatura fascista, per la quale ricevette anche l’onorificenza della Medaglia d’Oro alla Resistenza.

Dalla cima della stele, dove è collocata una croce, scendono pietre colorate: come dire che la vita di don Ciceri ha impreziosito la vita di molte persone.

Al centro della stele si trova, infine, la reliquia del sacerdote.

Il coro della chiesa ospita tre tele a olio, realizzate dall’artista di Mariano Comense Giordano Capelletti, che raffigurano le virtù teologali: la Fede, la Speranza e la Carità.

QUO PERENNIUS IN PAROCHUM SOLERTEM
CAROLUM MARIAM COLOMBO
POST L ANNOS AD ARAS PERLITANTEM
SINGULARIS AMORIS MONUMENTUM EXTARET
VEDUGINENSES
PECUNIA CONLATITIA
HANC ECCLESIAM PAROECIALEM
ANNO DOMINI MDCLXII AEDIFICATAM
AB ANGELO MARIA COMITE MANTEGAZZA
MED. ECCLESIAE EPISCOPO ADIUTORE
DIE XXI MENSIS AUGUSTI ANNO MDCCCXCVII
DEO CONSECRATAM
POPULI FREQUENTIA NIMIS ANGUSTAM
MAGNA EX PARTE AMPLIANDAM CURARUNT
ARTEQUE EXORNAVERE PERFECTISSIMA
ANNO DOMINI MCMXXXVII
PIO XI PONT. MAX. FELICITER REGNANTE
ALAFRIDO HILDEPHONSO SCHUSTER MED. CARD. ARCHIEPISCOPO
ITALORUM REGE IMPERATORE VICT. EMANUELE III°
(“Affinché rimanesse per sempre un monumento di singolare amore
per il solerte parroco
Carlo Maria Colombo
dopo cinquant’anni trascorsi all’altare,
i cittadini di Veduggio
con contributi in denaro
questa chiesa parrocchiale,
costruita nell’anno del Signore 1662,
con l’aiuto del vescovo ausiliare
Angelo Maria conte Mantegazza,
e consacrata a Dio
il giorno 21 del mese di agosto dell’anno 1897,
essendo diventata troppo piccola per la grande affluenza del popolo,
in gran parte fecero ampliare
e decorarono con la massima arte.
Nell’anno del Signore 1937
durante il felice pontificato di Pio XI
e con il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster arcivescovo di Milano,
regnante Vittorio Emanuele III, re e imperatore degli italiani”)
Le stazioni della Via Crucis sono opera di Luigi Maria Massimo Sabatelli, noto come Luigi Sabatelli Junior. Come raccontato da Elvezio Mussi su Veduggio Informa, questa Via Crucis “fu eretta canonicamente nella chiesa parrocchiale l’11 novembre 1860 – festa di S. Martino – da monsignor Giuseppe Riva, penitenziere maggiore della chiesa milanese”. I dipinti erano stati donati al parroco dell’epoca, don Giovanni Morè, da una donna di cui non si conosce il nome.

Nella chiesa di Veduggio puoi osservare, poi, due stendardi che raffigurano rispettivamente San Carlo Borromeo e San Martino. Curiosità: un tempo i due stendardi non erano separati, ma ne formavano uno solo, che poi fu diviso – anche per favorirne la maneggevolezza – in occasione di un restauro conservativo.


A destra della navata unica, c’è la Cappella del Crocifisso, fino al 1888 chiamata Cappella del SS. Nome di Gesù. Qui, l’Altare del Crocifisso accoglie una tela seicentesca della scuola di Giovan Battista Crespi che raffigura il Crocifisso con il cardinal Federico Borromeo e una devota. Ai lati, sono presenti gli affreschi dei profeti Isaia e Malachia.

Uscito dalla chiesa, raggiungi la zona alle spalle dell’edificio sacro per trovare un altro cartello che parla di don Mario Ciceri e della sua infanzia a Veduggio. Proveniente da una famiglia di umili origini (la madre curava gli ammalati, il padre lavorava i campi che appartenevano alla parrocchia), il piccolo Mario crebbe in compagnia non solo dei fratelli (era il quarto di sei figli), ma anche di ben tredici cugini, accolti in casa Ciceri dopo che la loro madre era morta di parto.

A questo punto, percorri a ritroso viale Segantini e all’incrocio gira a destra in via Vittorio Veneto; dopo aver svoltato a sinistra in via Madonnina, giungerai in piazza IV Novembre, dove al civico 17 c’è la casa in cui il piccolo Mario Ciceri visse dall’età di tre anni insieme con la sua numerosa famiglia. L’edificio fu acquistato grazie ai soldi di Carlo Ciceri, fratello del papà di Mario, che aveva deciso di abbandonare il lavoro nei campi per andare a vivere nel Bresciano, dove aveva accumulato il denaro necessario a garantire ai familiari una dimora decorosa.

Che cosa fare a Veduggio con Colzano: gli itinerari naturalistici
Il territorio di Veduggio con Colzano rientra nel Parco Regionale della Valle del Lambro, all’interno del quale si sviluppano vari sentieri.
Il Sentiero dei Pradoni, a cui puoi accedere da via Verdi (tramite la vietta sulla destra poco oltre il cimitero, provenendo dal centro), ti permette di arrivare al Bosco di San Martino, sul colle omonimo. Lungo la dorsale principale noterai alcune traverse che portano vicino al corso del torrente Bevera, in località Favè e in località Buschè, dove non di rado si avvistano martin pescatori e aironi cinerini. Dalla cima del colle di San Martino, a 315 metri di altitudine, si gode di una straordinaria vista sulle Alpi.
La Variante del Bosco di San Martino, a cui puoi accedere dalla fine di via dell’Atleta o da via Verdi, tramite la vietta di fronte al cimitero, ti porta fino alla località Sant’Antonio. Ti consiglio di percorrerlo soprattutto in autunno e in inverno, così da non imbatterti nella fitta vegetazione primaverile ed estiva che potrebbe impedirti una vista panoramica ottimale.
Il Sentiero dei Ceppetti, a cui puoi accedere da via dell’Atleta, subito dopo il centro sportivo (che devi tenere sulla destra in modo da raggiungere e superare il campo da calcio), sconfina a Nibionno e a Cassago Brianza. Lungo il percorso incrocerai le terre rosse della località Camp Ros, un vecchio ponte in pietra sul torrente Bevera e i campi solcati calcarei che si aprono nel suo alveo.
Il Sentiero della Valle Scuria, a cui puoi accedere da via Verdi (tramite la vietta accanto al cimitero) o da via Manzoni (tramite la vietta all’altezza del civico 30), ti porta in aree boschive dove – se sei fortunato – ti puoi imbattere in volpi, tassi e faine. Nel caso in cui tu venga di sera, a farti compagnia saranno pipistrelli ferro di cavallo e barbagianni.
Il Sentiero del Rosello, a cui puoi accedere da via Carlo Alberto Dalla Chiesa o da via dell’Atleta, inizia nella parte settentrionale di Veduggio per proseguire a Cassago Brianza attraverso la località Buschè e la località Costa.
La Strada Vicinale dei Morti, a cui puoi accedere da via alle Cascine, ti porta fino a Capriano di Briosco, dove puoi osservare la Chiesina dei Morti.
Il Sentiero della Vecchia Ferrovia, a cui puoi accedere da viale Repubblica (tramite la strada sterrata sotto il ponte ciclopedonale), si sviluppa lungo il tracciato della vecchia linea ferroviaria che univa Renate e Fornaci di Briosco, definitivamente dismessa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ti parlo in maniera dettagliata di questo sentiero nel post qui sotto.
Dove mangiare a Veduggio con Colzano
Se cerchi un posto dove mangiare a Veduggio con Colzano puoi andare da Bruscò, in via Monte Grappa 3: è aperto a cena dal martedì alla domenica e a pranzo dal martedì al venerdì. Il locale propone hamburger, pizze, pucce e fritti.
La Pasticceria Frigerio (via Veneto 55) offre – invece – salatini, snack e pasticcini: inoltre, è uno dei locali dove fare aperitivo in Brianza.
Come arrivare a Veduggio con Colzano
Come arrivare a Veduggio con Colzano in auto? Provenendo da Milano devi percorrere la SS 36 e uscire a Veduggio / Renate.
Provenendo da Lecco, ti basta prendere la SS 36 e uscire a Veduggio / Renate: al primo incrocio dopo lo svincolo dovrai girare a destra e arriverai a destinazione.
A Veduggio con Colzano non ci sono stazioni ferroviarie. Per arrivare a Veduggio con Colzano in treno puoi fare riferimento alla stazione di Renate, servita dalla linea suburbana S7 di Milano e collegata, tra l’altro, con Monza, Villasanta, Arcore, Biassono, Macherio, Triuggio, Carate Brianza, Besana in Brianza, Cassago Brianza, Costa Masnaga, Molteno, Oggiono, Galbiate, Civate e Valmadrera.
Per arrivare a Veduggio con Colzano in autobus puoi sfruttare la linea Z242, che collega il paese con Desio, Seregno, Carate Brianza, Verano Brianza, Giussano, Besana in Brianza, Briosco, Renate, Monticello Brianza e Casatenovo.
Spero che Viaggiare in Brianza ti piaccia; e che ti piaccia fino al punto da convincerti a sostenermi attraverso una piccola donazione. In qualunque caso, grazie 🙂
Hai notato in questo o in altri post qualcosa che non va? Segnalamelo cliccando qui sotto! Ma ovviamente puoi scrivermi anche se ti interessa darmi un consiglio o propormi una collaborazione.
Complimenti, avete fatto un’illustrazione del vostro paese che definirei meravigliosa, sintetica ma completa e coinvolgente.
Grazie