Quando hai voglia di concederti una passeggiata in Brianza diversa dal solito, il Giardino Arese Borromeo di Cesano Maderno è la destinazione che fa per te. Per conoscere tutte le sue meraviglie, per scoprire come raggiungerlo e per sapere quali sono i suoi orari di apertura, non devi fare altro che leggere le prossime righe!
Tutto quello che ti serve sapere
Il giardino
Con oltre cento essenze botaniche classificate, il Giardino Arese Borromeo di Cesano Maderno è uno splendido ambiente in cui regalarsi una passeggiata, fare jogging o rilassarsi.
Come si intuisce dal nome, si tratta del giardino di Palazzo Arese Borromeo. Il primo impianto risale al 1654: fu realizzato per volere del conte Bartolomeo Arese.
Il parco si sviluppa su una superficie complessiva di 90.000 metri quadri e accoglie 60 statue di pietra. Ci sono più di 1.000 alberi, e di questi 100 sono pluricentenari.
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- 3.500 metri di viali;
- 60.000 metri quadri di prato verde;
- 3.000 metri quadri di giardino all’italiana.
Sono quattro gli ingressi a disposizione per accedere al Giardino Arese Borromeo:
- in largo Sebastiano D’Immè;
- in via Barbarossa;
- in piazza Procaccini;
- in via Borromeo.
La storia del giardino
Mentre Palazzo Arese Borromeo ha conservato pressoché inalterate le proprie caratteristiche architettoniche rispetto al Seicento e al Settecento, lo stesso non si può dire per il giardino.
Nel tempo, infatti, il parco è stato sottoposto a diverse trasformazioni, e ha dovuto affrontare anche periodi di abbandono.
Nonostante ciò, il Giardino Arese Borromeo oggi si presenta come un parco ricco di fascino e di storia.
A idearlo era stato, a metà del XVII secolo, Bartolomeo III Arese, desideroso di ampliare il giardino già presente; aveva pertanto affidato il progetto all’architetto ticinese Francesco Maria Castelli da Castel San Pietro.
Fu lui a creare, per esempio, la fontana detta del Mascherone, ma anche il serraglio, l’Uccelliera e il casino (quello che oggi viene indicato come Tempietto del Fauno, e che all’epoca era un padiglione per festini).
Sempre all’epoca di Bartolomeo III Arese e di sua figlia Giulia risalgono le statue in ceppo zoomorfiche e le statue in arenaria disposte lungo il viale prospettico principale.
Nel suo testamento, Bartolomeo III invitò la figlia Giulia e la moglie Lucrezia a prendersi cura sia del palazzo che del giardino: “Voglio infatti che godano della bellezza di questo palazzo e del giardino per rinfrancare gli animi e allontanarli dai vizi, e che colà traggano svago con gli amici e i parenti ricordando sempre che tutte le cose umane sono caduche”.
Proprio Giulia Arese, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, completò con l’aiuto di suo figlio, Carlo IV Borromeo Arese, la roggia Borromeo, che alimentava i giochi d’acqua del giardino. Per il parco iniziava il periodo di massimo splendore, che sarebbe durato almeno fino all’epoca di Renato III Borromeo Arese.
Carlo IV fece costruire anche – all’esterno del muro di recinzione – il molino al Dosso, proprio lungo la roggia Borromeo, che serviva a farlo funzionare. Il molino fu progettato da Filippo Cagnola, architetto di fiducia di Casa Borromeo. Realizzato nel 1710, operava grazie a due ruote idrauliche esterne che garantivano la macinazione.
Tipo curioso, questo conte Carlo IV: si racconta che, durante il periodo della Guerra di Successione spagnola, facesse sparare a Cesano i suoi pezzi d’artiglieria a salve tutte le volte che riceveva la notizia che i franco-spagnoli stavano subendo una sconfitta dall’esercito imperiale.
All’epoca il giardino era delimitato dal muro in mattoni e ciottoli che si può vedere ancora oggi. A metà del parco, all’altezza dell’Uccelliera, c’era un altro muro, che separava la parte con il giardino all’italiana (abbellito con siepi e aiuole) dalla parte con il prato irriguo e un bosco ad alto fusto, verso la campagna.
Era presente, inoltre, una Cedronera: una serra che si sviluppava per quasi 250 metri di lunghezza, affacciata sulla roggia Borromeo, contenente casse di legno e vasi con piante di agrumi.
Non lontano da qui esisteva anche un labirinto, una struttura arborea di roveri.
A metà del XVIII secolo il conte Renato III Borromeo Arese fece abbattere il muro a metà del giardino. Commissionò, inoltre, la costruzione della Fontana dei Dromedari nel cesto, una grande struttura barocca con un bacino ellittico che fu completata nel 1755. All’epoca nella fontana, realizzata dallo scultore Giovanni Battista Rainaldi, erano presenti anche quattro cavalli marini, cavalcati da genietti che portavano tra le mani gli emblemi dorati di Casa Borromeo Arese. Purtroppo, adesso queste sculture non ci sono più.
Desiderio di Renato III era quello di trasformare il giardino, conferendogli uno stile barocco alla francese; per questo, egli fece allungare i viali alberati, così da mettere ancora più in evidenza la prospettiva centrale dalla fontana al palazzo.
Il figlio di Renato, Giberto V, progettò di prolungare il giardino fino al serraglio dove venivano allevati animali selvatici; tuttavia la sua idea non si concretizzò.
A metà del XIX secolo, quasi tutto il parco – fontane comprese – andò distrutto: era stato confiscato, infatti, dal governo del Lombardo-Veneto, dopo che la famiglia Borromeo Arese aveva preso parte agli eventi delle Cinque Giornate di Milano del 1848. I giochi d’acqua delle fontane, per esempio, vennero quasi tutti smontati per ottenere metalli (piombo, ma non solo) da usare in guerra.
Dopo essere stato utilizzato come caserma per la cavalleria, il giardino ritornò di proprietà della famiglia Borromeo nel 1859.
Tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento, quasi tutto il serraglio è stato distrutto, e in seguito la stessa sorte è toccata al molino al Dosso.
Che cosa vedere nel Giardino Arese Borromeo
Ti consiglio di entrare nel Giardino Arese Borromeo dall’ingresso di largo Sebastiano D’Immè, dove trovi un ampio parcheggio.
Di fronte all’ingresso, per altro, puoi ammirare la Palazzina, vale a dire la casa d’abitazione più antica di Cesano Maderno, che risale al XV secolo.
Accanto all’ingresso, invece, merita la tua attenzione l’opera d’arte Il sole siamo noi, realizzata dall’artista Antonio La Gamba in memoria dei Carabinieri caduti svolgendo il proprio lavoro: il Sebastiano D’Immè a cui è dedicato il largo, infatti, era un maresciallo morto in un servizio antirapina nel 1996. L’opera rappresenta un insieme di figure che esplodono come un sole con la fecondazione dell’ovulo al centro.
Una volta entrato nel parco, alla tua sinistra trovi il Giardino della Contessa.
Qui è presente anche un pozzo con cappelliera in ferro battuto e balaustra di protezione in ceppo; questo pozzo proviene da una cascina di Cesano Maderno (Cascina Bindellina, chiamata anche Cascina Elisabetta, situata in località Molinello) ed è stato trasferito qui nel 1938.
Quindi, girando a destra e lasciandoti Palazzo Arese Borromeo alle spalle, puoi incamminarti dal Piazzale della Loggia lungo il parterre in siepi di rose, da cui si gode di una vista meravigliosa.
Da qui puoi arrivare fino alla Fontana dei Dromedari, una splendida fontana barocca a gradoni caratterizzata dalla presenza di due sculture di dromedari in cesta, realizzate da Giovanni Battista Rainoldi. In passato, sulle gobbe erano presenti piumaggi dorati e in ferro battuto.
Un tempo la fontana era arricchita da molte altre sculture, che però andarono distrutte quando il complesso fu confiscato dagli austriaci dopo che i Borromeo ebbero preso parte alle Cinque Giornate di Milano.
Vicino alla fontana barocca rimangono solo due pecorelle: furono commissionate – insieme con altri animali in pietra grigia oggi non più presenti – nel 1683 dalla contessa Giulia Arese Borromeo a Francesco Zarabatta, scultore milanese attivo in Lombardia a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo.
L’acqua cade dalla cascata a gradoni con un effetto scenografico, per poi passare a una vasca ellittica un tempo utilizzata come peschiera.
Salendo lungo gli scalini della fontana, ti ritrovi in un’oasi di pace e di bellezza: non mancano panchine e tavolini dove puoi concederti una sosta.
Da qui puoi andare verso destra per percorrere il viale del Fauno, che ti porta – appunto – al Tempietto del Fauno. Situato in corrispondenza del vertice sud-orientale del giardino, è un edificio risalente al XVII secolo con pianta a croce greca lobata.
In origine esso veniva usato con tutta probabilità per ospitare feste all’aperto, ma anche come luogo di preghiera e di raccoglimento. Nel Settecento, l’edificio si trovava all’estremità del bosco, vicino alla campagna coltivata: si può supporre che i Borromeo venissero qui a ritirarsi in meditazione. Sia al piano terra che al primo piano erano presenti dei camerini; c’era, inoltre, un dipinto a olio della Pietà in una saletta che accoglieva anche un inginocchiatoio. Infine, la cantina sotterranea era destinata alla conservazione della frutta.
In cima al tempio puoi osservare una scultura su una base in marmo decorata con volute classiche. È stato ipotizzato che si tratti di un’allegoria della Fama; tuttavia la Fama in genere viene rappresentata come una donna alata, mentre questa statua raffigura un uomo baffuto. Più probabile, dunque, che si tratti di Eolo, il signore dei venti. In effetti, in un dipinto di Francesco Zuccarelli del 1748 che mostrava una veduta del giardino, si nota che la statua in cima al tempietto suona una tromba, che è lo strumento caratteristico di Eolo.
Il tempio accoglie una scultura del dio Pan, dio dei pascoli e delle selve, con il corpo metà capra e metà uomo.
Negli affreschi interni sono riprodotte, invece, scene delle quattro Stagioni, dei Mesi, dello Zodiaco e delle Parche. Si ipotizza che tali affreschi siano stati commissionati da Bartolomeo III Arese e realizzati dalla cerchia di Antonio Busca e Federico Bianchi.
Lasciandoti il Tempio del Fauno alla tua destra, continua la tua passeggiata nel parco. Passerai davanti alla Porta Barbarossa, mentre alla tua sinistra ci sarà un bosco ceduo di farnie, tassi e platani.
Arrivi, così, alla Fontana della Porta, chiamata anche Fontana del Mascherone: molto suggestiva, anche se non è in funzione.
Ora puoi iniziare a tornare verso Palazzo Arese Borromeo; sulla tua sinistra trovi il Controviale dei Tassi e, poco dopo, un ponticello che ti conduce a un laghetto a sponde naturali.
Continuando lungo il Viale dei Pioppi, invece, arrivi fino all’Uccelliera, o Padiglione della Voliera, costruita nella seconda metà del XVII secolo. Anche se la struttura ora versa in un cattivo stato di conservazione, si possono notare nelle murature gli anfratti ricavati per la nidificazione dei volatili, ma anche tratti di affreschi alle pareti. In passato il padiglione era rivestito con una cupola ramata; all’interno accoglieva una fontana e due alberelli di bosso.
Ripresa la tua passeggiata, passerai davanti all’ingresso di piazza Procaccini, e girando a sinistra ti ritroverai nel Piazzale delle Feste.
Da qui puoi ammirare il Viale dei Cedri e il Viale dei Tassi.
Le statue del Giardino Arese Borromeo
Nel corso della tua camminata, ti sarai imbattuto in numerose statue: si ritiene che siano state scolpite nella seconda metà del Seicento da Giovanni Battista Volpino ed altri esponenti del classicismo scultoreo milanese.
È stato ipotizzato che le statue siano state commissionate da Bartolomeo III Arese, e che la collocazione attuale sia differente da quella originaria. Probabilmente in occasione dei lavori commissionati dal conte Renato III intorno alla metà del Settecento – te ne ho parlato prima – si decise di disporre le statue lungo l’asse barocco principale (oggi noto, appunto, come Viale delle Statue), il viale prospettico che collega la Fontana dei Dromedari al palazzo.
Realizzate in arenaria ocra e bianca, in passato le statue erano rivestite di biacca, un pigmento pittorico (chiamato anche bianco di piombo) che abbinava una funzione di protezione e una estetica, a imitazione del marmo.
Tra i soggetti rappresentati ci sono:
- personaggi storici come Lucrezia e Cleopatra;
- personaggi biblici come Giosuè e Giuditta;
- personaggi leggendari, letterari e mitologici come Afrodite, Alcina, Ulisse, Circe, Apollo, Siringa, Dafne, Pan, Euristeo, Onfale, Ruggiero ed Ercole;
- raffigurazioni delle quattro stagioni;
- allegorie delle Virtù (Fatica, Gloria, Valore, Pentimento) e dei Vizi (Ozio e Lascivia).
Alcune di queste statue meritano di essere viste più da vicino.
Di fronte a Palazzo Arese Borromeo, all’inizio del viale che conduce alla Fontana dei Dromedari, trovi due statue che raffigurano due fanciulle seminude.
Quella a sinistra rappresenta l’Autunno; ha un cappello in testa e un cestino con frutti autunnali nella mano destra. Sul basamento si possono notare iscritte le lettere OTU.
Quella a destra, invece, raffigura una fanciulla a piedi nudi su un tappeto di fiori; potrebbe rappresentare la Primavera o Venere.
Procedendo in direzione della fontana, ti imbatterai nelle statue di due personaggi dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: Alcina e Ruggiero. La loro identificazione è favorita dalle iscrizioni ancora ben leggibili sui basamenti.
La maga Alcina, sorella della fata Morgana, nell’opera ariostesca è una donna brutta e vecchia, in grado di trasformare gli uomini in animali, rocce o piante. Proprio con la sua arte magica trasforma il cavaliere Astolfo in una pianta di mirto; lo stesso Astolfo, poi, annuncia il pericolo a Ruggiero, il quale però si lascia ammaliare lo stesso dalla terribile maga, che gli fa dimenticare la sua amata Bradamante apparendo ai suoi occhi, grazie a un incantesimo, come una splendida ragazza.
La statua raffigura Alcina come una vecchia signora di orribile aspetto: è simbolo del vizio, che abbruttisce le persone e corrompe i buoni costumi.
Ecco, poi, la statua di un giovane che calpesta una testa di cinghiale con accanto un cane. Indicato dall’Inventario del giardino grande di Cesano (compilato da Ferrante Baselino nel 1762, all’epoca del conte Renato III Borromeo Arese) con il nome di Cacciatore, questo soggetto può essere identificato come l’eroe greco Meleagro.
Ancora, puoi notare la statua di Euristeo, re noto per avere sottomesso Ercole alle dodici fatiche.
Proprio le dodici fatiche garantirono ad Ercole la gloria eterna: ed ecco, appunto, la statua della Gloria.
Non puoi fare a meno di notare, poi, la statua del dio Apollo, raffigurato con una cetra, la faretra e l’arco sulla schiena e una corazza con il disco solare.
Dal lato opposto c’è, invece, la statua di Ercole. Dotato di forza sovrumana, Ercole era figlio di Zeus e Alcmena; qui è raffigurato, come di consueto, con una clava in mano.
Giardino Arese Borromeo di Cesano Maderno: orari di apertura
Il Giardino Arese Borromeo è aperto dalle 9 alle 19 nel periodo dell’ora legale e dalle 9 alle 17 nel periodo dell’ora solare.
Tieni presente che all’interno del giardino non si può circolare in bicicletta. Inoltre, non è consentito l’ingresso ai cani, neppure se sono tenuti al guinzaglio.
Come arrivare al Giardino Arese Borromeo a Cesano Maderno
Hai deciso di arrivare al Giardino Arese Borromeo in auto? Troverai parcheggio sia all’ingresso di largo Sebastiano D’Immè che a quello di via Barbarossa.
Nel caso in cui tu preferisca arrivare al Giardino Arese Borromeo in treno, invece, puoi fare riferimento alla stazione di Cesano Maderno. Uscito dalla stazione, dalla rotonda imbocca di fronte a te via Giuseppe Ronzoni per poi girare a destra in via Borromeo: ti ritroverai Palazzo Arese Borromeo e il giardino sulla sinistra.
Per arrivare al Giardino Arese Borromeo in autobus, infine, puoi scegliere la linea Z250 (fermata Volta/Ronzoni) o le linee Z115 e Z116 (fermata Volta 61A/Stazione): una volta sceso dal bus ti ritrovi davanti alla rotonda della stazione e da lì puoi seguire le indicazioni che ti ho fornito poco sopra.
Se hai in programma di visitare il Giardino Arese Borromeo di Cesano Maderno, perché non scopri anche il resto della città? Nel post qui sotto ti consiglio che cosa vedere a Cesano Maderno, come arrivare e dove mangiare. Buon viaggio!
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Infine, ci tengo a citare le preziosi fonti che mi sono state utili per la stesura di questo post:
- il sito web Vivere il Palazzo;
- l’articolo Un grande giardino barocco lombardo: l’esempio di palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno pubblicato da Daniele Santambrogio su Arte Lombarda;
- l’articolo Le statue del Giardino Arese Borromeo di Cesano Maderno: un viaggio tra i racconti della Mitologia classica e la Letteratura del Cinquecento pubblicato da Massimo Benzo sui Quaderni di Palazzo Arese Borromeo (Anno IV – Numero 1).