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La Madonna in trono

La Chiesa della Madonna di San Bernardo di Carate

La Chiesa della Madonna di San Bernardo a Carate Brianza è oggetto di una significativa devozione popolare, anche perché ospita al proprio interno un dipinto cinquecentesco della Madonna in trono con bambino a cui sono attribuite virtù taumaturgiche. In questo articolo ti racconto la sua storia, che è strettamente correlata a quella di tutta Carate.

La storia della Chiesa della Madonna di San Bernardo a Carate Brianza

La Chiesa della Madonna di San Bernardo a Carate Brianza sorge lungo la strada che da Verano scende verso il ponte di Agliate.

La Chiesetta della Madonna di San Bernardo a Carate Brianza
La Chiesa della Madonna di San Bernardo a Carate Brianza

Proprio in questo punto già nel XVI secolo era presente una piccola cappella intitolata a San Bernardo.

Come si può leggere nel volume La chiesetta della Madonna di S. Bernardo a Carate Brianza scritto da Germano Nobili, l’intitolazione di quella cappella a San Bernardo era motivata, con tutta probabilità, dalla presenza a Carate di una Prepositura dell’Ordine degli Umiliati, i quali nutrivano una forte devozione nei confronti della Madonna e, appunto, di San Bernardo, che era stato il primo estensore delle regole del loro Ordine.

La cappelletta, che all’interno era decorata con le effigi di diversi santi, fungeva anche da ricovero per i viandanti in caso di pioggia o neve.

Il dipinto della Madonna in trono

Il piccolo atrio che serviva da riparo contro il maltempo e da luogo di preghiera mostrava, sulla parete frontale, un dipinto con una Madonna in trono, realizzata da un artista sconosciuto.

Quel dipinto è presente ancora adesso nella Chiesa della Madonna di San Bernardo: raffigura la Vergine incoronata da angeli, con un manto rosa e una veste bianca, mentre con la mano destra tiene un ramo fiorito e sul braccio sinistro regge il Bambino coperto da una veste gialla.

La Madonna in trono
Il dipinto della Madonna in trono

Il quadro è stato attribuito dalla tradizione ad Ambrogio da Fossano, artista noto come il Bergognone, vissuto tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, attivo a Milano e presso la Certosa di Pavia.

Si tratta, però, di un’attribuzione non provata; è più probabile, invece, che l’autore del dipinto sia stato un artista che aveva frequentato o comunque conosceva la bottega del Bergognone, come dimostrano la tecnica e il timbro dei colori utilizzati.

L’ampliamento del 1589

Nell’agosto del 1578 l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo si recò ad Agliate e raggiunse la Chiesa Plebana di San Pietro in visita pastorale; lungo il percorso passò anche da Carate, ma non visitò la cappella di San Bernardo.

Eppure all’epoca la cappella doveva già esistere, visto che si ha testimonianza di un suo ampliamento realizzato appena una decina di anni dopo.

Lo dimostra una scritta incisa su una trave di pietra molera che si può vedere ancora oggi nella parete di destra della chiesa, e che all’epoca fungeva da architrave sulla porta di ingresso.

Carate Brianza: San Bernardo
La trave in pietra molera con la dicitura in latino:
HOC PRIUS DIVO BERNARDO AUSPICIIS ERECTUM SACELLUM, BEATISSIMA VIRGINE POSTMODUM MIRABILITER OPERANTE, ELEMOSINIS AVUCTUM, ET ORNATUM FUIT AN. 1589 IV 9BRIS
(Questa chiesina, già eretta a nome di San Bernardo, in seguito con la Beatissima Vergine operante tramite miracoli fu ampliata e ornata grazie alle oblazioni.
IV novembre 1589)

Nell’occasione la cappelletta campestre non fu demolita, ma divenne il presbiterio di un nuovo oratorio intitolato a San Bernardo e alla Madonna.

L'ampliamento del 1589
L’epigrafe in ricordo dell’ampliamento del 1589

Nel 1619, il cardinale Federico Borromeo, giunto a Carate in visita pastorale, pose la Madonna e San Bernardo a titolari dell’oratorio, il quale divenne dunque un santuario mariano.

La Chiesa della Madonna di San Bernardo di Carate Brianza e i Condevoti Giovani

Nel 1721 un gruppo di giovani del posto chiese a don Antonio Maria Colciago, curato di Sant’Ambrogio, e per suo tramite a Benedetto Odescalchi, arcivescovo di Milano, di potersi dedicare alla cura dell’oratorio e al tempo stesso di poter adempiere ad antiche devozioni in passato previste per i giorni festivi.

Ottenuto il placet, i ragazzi – che vollero prendere il nome di Condevoti Giovani – effettuarono un sopralluogo della chiesa e realizzarono un inventario delle sue condizioni e dei suoi arredi.

L’inventario citava, ovviamente, anche il quadro cinquecentesco della Vergine, “dipinta sul muro incavato, coperta con una tenda di Bombasino”.

I ragazzi si impegnarono a garantire la manutenzione dell’oratorio attraverso la raccolta di “gallette, formento, mistura e ova”.

I Condevoti Giovani, infatti, non solo si dedicavano alle pratiche religiose, ma nel periodo dei raccolti si recavano anche nelle campagne per la questua, per poi vendere quanto ottenuto e pagare, con il ricavato, ciò che era necessario per assicurare il decoro della chiesa.

La prima scuola pubblica di Carate

Nel 1759 la chiesa fu visitata dal cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo di Milano, che in seguito ebbe modo di descrivere l’edificio e l’area in cui sorgeva: “Uscendo da Carate si apre una strada spaziosa; a circa cinquanta passi, dove la via si divide, conducendo da una parte verso Agliate e dall’altra verso Verano, sorge l’Oratorio […]. Non ci è dato sapere la data dell’erezione”.

Nel 1773 si sciolse l’istituzione dei Condevoti Giovani, poco prima che l’Oratorio di San Bernardo iniziasse a essere utilizzato come scuola pubblica.

Il 1° gennaio del 1774, infatti, tutti gli istituti caritativi di Carate – la Confraternita di San Rocco, il Luogo Pio di Carate e l’Hospitale dei Poveri fondato da Pietro Zappelli – furono riuniti in un nuovo ente che aveva il compito di garantire l’istruzione giovanile.

Fu indetto un concorso fra gli abitanti del borgo di Carate per individuare il maestro, e la scelta ricadde su Giuseppe Antonio Beccalli.

Il Santuario di San Bernardo a Carate Brianza
Il santuario oggi

L’apertura della scuola fu programmata per l’inizio del 1776. Fu necessario, come si legge nella relazione del Priore del Luogo Pio di Carate don Giambatta Colla, “far chiudere con anta di legno la finestrella, che sta posta al fianco della porta di detta Chiesa, e che mette in veduta la pubblica strada, perché non serva di dissipazione alli scolari una tal vista, e tenga insieme chiuso, e riparato l’Oratorio dal freddo”.

L’edificio fu dotato, inoltre, di due tavoli lunghi per gli studenti e di un tavolo con cassetto per il maestro.  

L’8 gennaio del 1776, dunque, fu il primo giorno della storia della scuola pubblica di Carate. L’orario prevedeva che si cominciasse alle 10 del mattino, e che dopo due ore si ritornasse a casa; quindi si riprendeva alle 2 del pomeriggio per altre due ore di lezione.

Ogni giorno, l’apertura della scuola era segnalata dal rintocco della campana grande della Chiesa di Sant’Ambrogio, che così avvisava le mamme che era l’ora di far uscire i pargoli di casa; il suono della campana dell’oratorio, invece, dava inizio alle lezioni.

La diatriba sulla proprietà

Nel 1786 giunse a Carate l’ingegnere Angiolo M. Schira, inviato dalla Regia Intendenza Provinciale per risolvere una diatriba tra i Deputati dell’Estimo (cioè gli amministratori comunali) e la chiesa parrocchiale: entrambe le parti rivendicavano la proprietà del luogo in cui sorgeva l’oratorio.

Non si trattava di una questione di secondo piano, anche perché proprio in quel punto sarebbe dovuto sorgere il camposanto di Carate, vale a dire il cimitero da realizzare dopo che nel 1758 il governo di Maria Teresa d’Austria aveva stabilito che, per motivi di igiene e di salute pubblica, le sepolture dei defunti avrebbero dovuto essere effettuate lontano dalle abitazioni.

A quasi trent’anni di distanza da quel decreto, a Carate l’ordinanza non era ancora stata attuata proprio per la contesa sulla proprietà.

Nella sua relazione, l’ingegnere Schira sottolineò che, per poter realizzare il camposanto, sarebbe stato necessario demolire “chiesa, coro, sagrestia, campanile e scaldatoio”, così che solo il presbiterio, con l’effigie della Madonna, sarebbe rimasto in piedi.

Per questo Schira sconsigliava di procedere con i lavori: “non potrà mai convenire a titolo d’economia l’atterramento di un fabbricato regolare, il quale in ogni occasione può sempre servire a qualche uso comunitario, o particolare non considerando anche la scuola normale, a cui è destinato”.

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La chiesa, insomma, era salva (il camposanto fu poi realizzato altrove, lungo la via che conduceva alla cascina del Pozzone), e l’attività educativa della scuola poté proseguire; la disputa relativa alla proprietà, però, era ancora lontana dall’essere risolta.

Fu necessario attendere il 1788 per assistere alla conclusione della vicenda, quando il Regio Imperiale Consiglio di Governo stabilì che la proprietà dell’Oratorio della Madonna di San Bernardo, ormai adibito definitivamente a scuola pubblica, era della comunità caratese.

Il perché di tale decisione veniva esplicitato dalla comunicazione che Francesco Tadeo, regio Cancelliere del Distretto VII di Verano (di cui Carate faceva parte), inviò agli amministratori della chiesa parrocchiale: l’oratorio nel 1589 era stato fabbricato non grazie al finanziamento della chiesa, ma con il denaro degli abitanti del borgo.

Insomma, la chiesa era da sempre dei caratesi, e tale doveva rimanere.

Alla fine del XVIII secolo, poi, la Chiesa della Madonna di San Bernardo cominciò a essere utilizzata anche come luogo di riunione dei Deputati dell’Estimo di Carate (più o meno il consiglio comunale di quei tempi); da allora mantenne tale ruolo per diversi decenni.

Le epidemie di colera

Nel gennaio del 1836, in seguito al diffondersi in Brianza dell’epidemia di colera che già devastava l’Europa da qualche anno, l’autorità civile chiese a don Carlo Dugnani, prevosto dell’epoca, di poter utilizzare la Chiesa della Madonna di San Bernardo come luogo per il ricovero dei malati.

L’istanza fu girata all’arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Gaetano di Gaysruck, che diede il proprio assenso.

Furono in tutto 18 i caratesi contagiati dal colera, e le vittime 10.

Anche Luigi Azimonti, commerciante di origini milanesi ma caratese di adozione, morì per colpa del morbo.

Colpito dalla malattia mentre si trovava a Vienna, Azimonti perì il 18 settembre del 1836.

La sua salma venne quindi riportata a Carate, e deposta proprio nell’Oratorio della Madonna di San Bernardo prima di venire tumulata nel camposanto accanto alle spoglie di Gian Domenico Romagnosi.

Se vuoi conoscere più da vicino le vicende di Luigi Azimonti e di Gian Domenico Romagnosi, ma anche la storia della loro amicizia, puoi leggere il post qui sotto, che ne parla in maniera approfondita.

Gian Domenico Romagnosi e Carate Brianza

Il 12 febbraio del 1847, i Deputati dell’Estimo evidenziarono la necessità di riparare urgentemente l’oratorio, che necessitava di un intervento di restauro immediato.

Per finanziare i lavori si decise di utilizzare i soldi ottenuti dalla vendita della cappella che Lodovica Boga, vedova di Luigi Azimonti, aveva comprato nel nuovo cimitero di Carate per ospitare le spoglie del marito, della figlia Matilde e di Romagnosi.

Il progetto fu assegnato all’ingegnere Michele Appiani. Le vicende politiche dell’epoca (era il periodo delle Cinque Giornate di Milano e della prima guerra di indipendenza) rinviarono di qualche anno l’inizio dei lavori: l’asta pubblica per la loro aggiudicazione si svolse il 18 luglio del 1850.

Il restauro fu completato nel 1852, per un costo complessivo di 730 lire.

Un’altra epidemia di colera colpì Carate nel 1854, e anche in quell’occasione l’Oratorio della Madonna di San Bernardo fu utilizzato come ospedale. L’anno successivo, terminata l’emergenza sanitaria, la chiesa fu restituita al culto.

La ricostruzione

Nell’ottobre del 1897, il Consiglio Comunale di Carate deliberò di eseguire dei nuovi lavori di restauro e di allargare la strada che conduceva alla chiesetta: la spesa prevista era di 4.952,20 lire.

Amanzio Motta, un possidente locale sposato con Antonietta Viganò (figlia del celebre industriale tessile Galeazzo Viganò), si propose per finanziare entrambe le opere sostenendo quasi la metà delle spese totali.

La proposta fu accolta dal Consiglio Comunale “con animo grato e sentiti ringraziamenti”.

Ci si rese conto, però, che un semplice restauro non sarebbe stato sufficiente. Come ebbe modo di scrivere l’assessore Ernesto Meroni al Sotto Prefetto di Monza in una missiva del 10 febbraio del 1898, “in seguito a diligente ispezione di persona tecnica competentissima, essendosi riconosciuto che [l’oratorio] minacciava rovina, per vetustà e cattivo stato di alcuni muri, si determinò di farlo demolire e di riedificarlo di pianta”.

I costi dunque aumentarono in maniera consistente, fino a un totale di 14.000 lire complessive.

I lavori furono affidati all’architetto Luigi Perrone, addetto all’Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti dello Stato, anche se l’oratorio – come scrisse lo stesso Meroni – non era “annoverato fra tali monumenti, nulla avendo di rimarchevole in linea d’arte”.

Il 19 marzo del 1899, il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, posava la prima pietra benedetta.

La nuova chiesa venne edificata in una posizione lievemente spostata rispetto a quella originale. Le pareti interne e il soffitto a volte furono affrescati con allegorie della Vergine realizzate da Laura Mantegazza, pittrice di scuola lombarda.

San Bernardo a Carate Brianza
Il Santuario della Madonna di San Bernardo di Carate Brianza

In meno di sei mesi la ricostruzione fu conclusa; del complesso originario rimase solo il campanile, che non fu abbattuto, mentre l’architrave in pietra molera del 1589 con la dicitura in latino fu inserita in un muro interno, dove è visibile ancora oggi.

Anche l’immagine della Madonna in Trono fu salvata e ricollocata come pala d’altare.

Il dipinto della Madonna in trono
La pala d’altare della Madonna in trono

Nel 1900, infine, il viale di fronte all’oratorio fu abbellito con due filari di tigli.

Chiesa della Madonna di San Bernardo: l’ultimo restauro

Nel 1965, un nuovo restauro permise la realizzazione di un altorilievo con l’immagine di San Bernardo sul timpano, mentre il cotto della facciata fu rimpiazzato da marmi.

L'altorilievo della Chiesa della Madonna di San Bernardo a Carate Brianza
L’altorilievo di San Bernardo sul timpano della chiesa

Chiesa della Madonna di San Bernardo di Carate Brianza: come arrivare

La Chiesa della Madonna di San Bernardo di Carate si trova all’incrocio tra via Mazzini, corso della Libertà, viale Garibaldi, via Milite Ignoto e via don Minzoni.

Gli affreschi di Angelo Fumagalli
L’interno del santuario con gli affreschi realizzati nel 1995 da Angelo Fumagalli

Se desideri visitarla e hai in mente di arrivare a Carate Brianza in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di via don Minzoni.

Preferisci arrivare a Carate Brianza in autobus? Allora puoi scegliere tra le linee Z221, Z231 e Z232, scendendo in ogni caso alla fermata Libertà 15. Da qui, lasciandoti i numeri civici dispari sulla sinistra, incamminati lungo corso della Libertà, fino a che non troverai la chiesa alla tua sinistra.

Infine, qualora tu voglia arrivare a Carate Brianza in treno, puoi fare riferimento alla stazione di Carate Calò. Da via della Stazione, svolta a sinistra in via Leonardo da Vinci, e dopo il tornante in discesa gira a sinistra in via Sette Gocce. Superato il ponte, vai a destra in via Fiume e percorrila fino in fondo. Allo stop prosegui dritto in viale Trento Trieste e poi tieni la destra per continuare in viale Mazzini: dopo poche decine di metri vedrai la Chiesa della Madonna di San Bernardo alla tua destra.

Che cosa vedere a Carate Brianza

Dopo aver visitato la Chiesa della Madonna di San Bernardo di Carate, perché non ti concedi una passeggiata in città? Se non sai dove andare, non ti preoccupare: ti basta cliccare sul post qui sotto per scoprire che cosa vedere a Carate Brianza e dove puoi fermarti a pranzo o a cena in città.

Che cosa fare a Carate Brianza: guida per turisti




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