Monsignor Paolo Angelo Ballerini è stato un protagonista della vita religiosa della Brianza della seconda metà dell’Ottocento: non solo a Seregno, dove oggi esiste un collegio a lui intitolato, ma anche a Cantù. Quella del suo arrivo in Brianza, però, è stata una storia turbolenta e piena di imprevisti: te ne parlo in questo post.
Tutto quello che ti serve sapere
Paolo Angelo Ballerini arcivescovo di Milano
Riesci a immaginare un arcivescovo di Milano costretto a scappare dalla popolazione inferocita e ad andare in esilio fino a trovare rifugio nella casa della sua amata mamma?
Sembra una storia d’altri tempi, e in effetti è proprio così: questa è la storia di monsignor Paolo Angelo Ballerini.
Siamo intorno alla metà dell’Ottocento. Nel 1848 ci sono le famose Cinque Giornate di Milano, dal 18 al 22 marzo, che liberano Milano dal dominio degli austriaci. Ma la libertà dura poco, e già in estate l’esercito austriaco fa ritorno in città.
Negli anni successivi, la popolazione milanese si mostra sempre più insofferente al dominio straniero e ambisce all’indipendenza.
Arriviamo, così, al 1859, anno in cui muore l’arcivescovo di Milano Carlo Bartolomeo Romilli.
[Hai già iniziato a seguire la pagina Facebook di Viaggiare in Brianza? Puoi scoprire ogni giorno notizie, consigli, curiosità e foto sui posti più belli, sorprendenti e nascosti della Brianza!]
In quegli anni la designazione dell’arcivescovo milanese spetta all’imperatore austriaco, secondo un concordato del 1855. Anche questa volta funziona così: è il governo austriaco che indica alla Santa Sede il nome del sostituto di Romilli.
La scelta ricade su monsignor Paolo Ballerini, vicario generale dell’arcidiocesi, che in realtà già svolgeva le funzioni di arcivescovo dal dicembre del 1857, dopo che Romilli aveva avuto un ictus.
Attenzione alle date, però: alla fine di aprile del 1859 cominciano le ostilità tra l’Austria, il Regno di Sardegna e la Francia: è l’inizio della Seconda Guerra di Indipendenza.
Romilli muore il 7 maggio; i suoi funerali in Duomo si svolgono in forma non solenne.
Il 4 giugno il governo austriaco indica alla Santa Sede il nome di Ballerini. Proprio quel giorno, va in scena la battaglia di Magenta, che vede i francesi sconfiggere gli austriaci.
Il giorno successivo, gli austriaci lasciano Milano, mentre la Deputazione municipale approva l’indirizzo, già votato l’anno prima, che rinnova l’annessione al Regno di Sardegna della Lombardia.
Il 25 giugno, infine, papa Pio IX attribuisce ufficialmente a Ballerini l’incarico di arcivescovo di Milano.
Il problema è che nel frattempo Milano è stata occupata dalle truppe francesi e del Regno di Sardegna, e gli austriaci sono stati mandati via. Quindi, la nomina di Ballerini, scelto dagli austriaci, non solo viene messa in dubbio, ma viene addirittura considerata come l’ultimo dei tanti soprusi austriaci.
Mentre i milanesi non consentono a Ballerini di arrivare in città, il governo piemontese a sua volta ostacola Ballerini e – addirittura ricorrendo alle armi – gli impedisce di prendere possesso dell’arcidiocesi, affermando che la sua nomina è nulla.
La fuga a Cantù
A quel punto Ballerini è costretto alla fuga, come se si fosse reso responsabile di chissà quali delitti. Ingiuriato dalla popolazione, arriva a Cantù, dove – come viene raccontato nel libro di Giorgio Giorgetti Vighizzolo. Memorie all’ombra della storia – è ospite del capitano Valtolina.
Tuttavia anche qui non trova pace: i liberali canturini, forse aizzati dai massoni di Milano, arrivano addirittura ad attentare alla sua vita.
Costretto a scappare, Ballerini fugge tra i campi e arriva alla cascina Birona, dove viene accolto e ospitato con devozione e amore.
Paolo Angelo Ballerini a Vighizzolo
Nel frattempo il parroco di Vighizzolo, don Elia Patterini, che era stato condiscepolo di Ballerini, viene a conoscenza dei fatti: quindi parte in cerca dell’arcivescovo e lo incontra a Giovanico.
Per alcuni giorni Ballerini è ospite di don Patterini, poi prova a tornare a Cantù, pensando che il popolo si sia quietato: ma così non è, e vista la mala parata decide di far ritorno a Vighizzolo, dove si stabilisce definitivamente.
In più occasioni i vighizzolesi si trovano ad affrontare i malintenzionati provenienti da Cantù che giungono apposta per infastidire Ballerini: e sono scontri a colpi di sassi, badili e forche.
Per diversi anni Ballerini rimane ospite di Vighizzolo, dove conduce una vita molto ritirata, come un prete qualunque.
Infine, rinuncia all’arcivescovado di Milano, e viene nominato da Pio XI patriarca latino d’Alessandria d’Egitto.
È il 1867, anno in cui Ballerini a Vighizzolo benedice la nuova Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, appena finita di costruire.
Un’opera a cui il monsignore aveva contribuito, non solo con incoraggiamenti e suggerimenti, ma anche con donazioni economiche.
Il 3 luglio del 1868, infine, Ballerini lascia Vighizzolo e va a vivere a Seregno, insieme con la sua anziana madre: resterà lì fino alla fine dei suoi giorni.
La tomba di Paolo Angelo Ballerini a Seregno
La tomba di Paolo Angelo Ballerini si trova nella Basilica di San Giuseppe di Seregno.
Per sapere come vederla e conoscere la sua storia, puoi leggere il post qui sotto, che ne parla in maniera approfondita.
Ti ringrazio per avere letto fino a qui! Se apprezzi questo sito e ti piacerebbe vederlo sempre più ricco e aggiornato, hai la possibilità di sostenermi con una donazione: è sufficiente cliccare qui sopra, e sarai tu a decidere l’importo.
Per scrivermi, invece, ti basta fare clic qui sotto; oppure puoi trovare Viaggiare in Brianza anche su Twitter e su Instagram! Se hai notato degli errori o delle informazioni non aggiornate sul sito, non esitare a contattarmi e a segnalarmelo: rimedierò al più presto. Ma ovviamente aspetto anche le tue proposte di collaborazione!