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Monsignor Paolo Angelo Ballerini

Paolo Angelo Ballerini e la fuga da Cantù

Monsignor Paolo Angelo Ballerini è stato un protagonista della vita religiosa della Brianza della seconda metà dell’Ottocento: non solo a Seregno, dove oggi esiste un collegio a lui intitolato, ma anche a Cantù. Quella del suo arrivo in Brianza, però, è stata una storia turbolenta e piena di imprevisti: te ne parlo in questo post.

Paolo Angelo Ballerini arcivescovo di Milano

Riesci a immaginare un arcivescovo di Milano costretto a scappare dalla popolazione inferocita e ad andare in esilio fino a trovare rifugio nella casa della sua amata mamma?

Sembra una storia d’altri tempi, e in effetti è proprio così: questa è la storia di monsignor Paolo Angelo Ballerini.

La tomba di Ballerini a Seregno
Seregno: la scultura che raffigura monsignor Paolo Angelo Ballerini, vestito con i sacri paramenti, sopra il sarcofago che ne accoglie le spoglie. L’autore della scultura è Francesco Confalonieri, che la realizzò nel 1898 traendo l’ispirazione da una foto che era stata scattata alla salma in occasione dei funerali di Ballerini

Siamo intorno alla metà dell’Ottocento. Nel 1848 ci sono le famose Cinque Giornate di Milano, dal 18 al 22 marzo, che liberano Milano dal dominio degli austriaci. Ma la libertà dura poco, e già in estate l’esercito austriaco fa ritorno in città.

Negli anni successivi, la popolazione milanese si mostra sempre più insofferente al dominio straniero e ambisce all’indipendenza.

Arriviamo, così, al 1859, anno in cui muore l’arcivescovo di Milano Carlo Bartolomeo Romilli.

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In quegli anni la designazione dell’arcivescovo milanese spetta all’imperatore austriaco, secondo un concordato del 1855. Anche questa volta funziona così: è il governo austriaco che indica alla Santa Sede il nome del sostituto di Romilli.

La scelta ricade su monsignor Paolo Ballerini, vicario generale dell’arcidiocesi, che in realtà già svolgeva le funzioni di arcivescovo dal dicembre del 1857, dopo che Romilli aveva avuto un ictus.

Attenzione alle date, però: alla fine di aprile del 1859 cominciano le ostilità tra l’Austria, il Regno di Sardegna e la Francia: è l’inizio della Seconda Guerra di Indipendenza.

Romilli muore il 7 maggio; i suoi funerali in Duomo si svolgono in forma non solenne.

Il 4 giugno il governo austriaco indica alla Santa Sede il nome di Ballerini. Proprio quel giorno, va in scena la battaglia di Magenta, che vede i francesi sconfiggere gli austriaci.

Il giorno successivo, gli austriaci lasciano Milano, mentre la Deputazione municipale approva l’indirizzo, già votato l’anno prima, che rinnova l’annessione al Regno di Sardegna della Lombardia.

Il 25 giugno, infine, papa Pio IX attribuisce ufficialmente a Ballerini l’incarico di arcivescovo di Milano.

Monsignor Paolo Angelo Ballerini
Il Patriarca Paolo Angelo Ballerini ritratto da Antonio De Nova nel 1981 in un’opera in cotto oggi custodita nel Museo della Casa Natale di papa Pio XI a Desio

Il problema è che nel frattempo Milano è stata occupata dalle truppe francesi e del Regno di Sardegna, e gli austriaci sono stati mandati via. Quindi, la nomina di Ballerini, scelto dagli austriaci, non solo viene messa in dubbio, ma viene addirittura considerata come l’ultimo dei tanti soprusi austriaci.

Mentre i milanesi non consentono a Ballerini di arrivare in città, il governo piemontese a sua volta ostacola Ballerini e – addirittura ricorrendo alle armi – gli impedisce di prendere possesso dell’arcidiocesi, affermando che la sua nomina è nulla.

La fuga a Cantù

A quel punto Ballerini è costretto alla fuga, come se si fosse reso responsabile di chissà quali delitti. Ingiuriato dalla popolazione, arriva a Cantù, dove – come viene raccontato nel libro di Giorgio Giorgetti Vighizzolo. Memorie all’ombra della storia – è ospite del capitano Valtolina.

Tuttavia anche qui non trova pace: i liberali canturini, forse aizzati dai massoni di Milano, arrivano addirittura ad attentare alla sua vita.

Costretto a scappare, Ballerini fugge tra i campi e arriva alla cascina Birona, dove viene accolto e ospitato con devozione e amore.

Paolo Angelo Ballerini a Vighizzolo

Nel frattempo il parroco di Vighizzolo, don Elia Patterini, che era stato condiscepolo di Ballerini, viene a conoscenza dei fatti: quindi parte in cerca dell’arcivescovo e lo incontra a Giovanico.

Per alcuni giorni Ballerini è ospite di don Patterini, poi prova a tornare a Cantù, pensando che il popolo si sia quietato: ma così non è, e vista la mala parata decide di far ritorno a Vighizzolo, dove si stabilisce definitivamente.

In più occasioni i vighizzolesi si trovano ad affrontare i malintenzionati provenienti da Cantù che giungono apposta per infastidire Ballerini: e sono scontri a colpi di sassi, badili e forche.

Per diversi anni Ballerini rimane ospite di Vighizzolo, dove conduce una vita molto ritirata, come un prete qualunque.

Infine, rinuncia all’arcivescovado di Milano, e viene nominato da Pio XI patriarca latino d’Alessandria d’Egitto.

È il 1867, anno in cui Ballerini a Vighizzolo benedice la nuova Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, appena finita di costruire.

La chiesa di Vighizzolo
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Vighizzolo

Un’opera a cui il monsignore aveva contribuito, non solo con incoraggiamenti e suggerimenti, ma anche con donazioni economiche.

Il 3 luglio del 1868, infine, Ballerini lascia Vighizzolo e va a vivere a Seregno, insieme con la sua anziana madre: resterà lì fino alla fine dei suoi giorni.

Lapide di Paolo Angelo Ballerini nella chiesa del Meredo
La lapide esposta all’interno dell’Oratorio di San Benedetto del Meredo di Seveso, al confine con Seregno, che ricorda la benedizione della chiesa da parte di monsignor Ballerini avvenuta il 3 maggio del 1880

La tomba di Paolo Angelo Ballerini a Seregno

La tomba di Paolo Angelo Ballerini si trova nella Basilica di San Giuseppe di Seregno.

La tomba di monsignor Ballerini
La tomba di monsignor Ballerini a Seregno

Per sapere come vederla e conoscere la sua storia, puoi leggere il post qui sotto, che ne parla in maniera approfondita.

La Basilica di San Giuseppe a Seregno




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