La chiesa di Rogeno, intitolata ai Santi Ippolito e Cassiano, custodisce al proprio interno il corpo di Sant’Ippolito Martire. Ma come è arrivata questa reliquia fino a qui? E soprattutto, chi era e che cosa ha fatto Sant’Ippolito Martire? Leggi il resto di questo post per conoscere le risposte e scoprire molte altre sorprendenti curiosità.
Tutto quello che ti serve sapere
Come è arrivato il corpo di Sant’Ippolito nella chiesa di Rogeno
Tra le tante reliquie di santi cristiani in Brianza, una delle più importanti si trova nella chiesa di Rogeno: è il corpo di Sant’Ippolito Martire. Ma come è arrivato in Brianza il corpo del santo?
Originariamente conservato a Roma, esso era stato regalato dall’arcivescovo di Milano Federico Borromeo alla chiesa meneghina intitolata a Santa Elisabetta (oggi non più esistente; si trovava di fronte al Palazzo Arcivescovile, in piazza Fontana).
Nel mese di ottobre del 1786, però, la chiesa fu soppressa, e così il corpo del santo venne trasferito in Duomo, dove fu lasciato esposto per un mese.
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Nel frattempo, era stata avanzata la proposta di ospitare la reliquia nella Chiesa di San Lorenzo di Porta Ticinese, nella cappella intitolata a Sant’Ippolito. Non solo: un cavaliere di Spagna, principe di casa Borromeo, aveva chiesto di poter trasferire il corpo del santo niente meno che a L’Avana, ai tempi colonia spagnola, dove era forte la devozione nei confronti di Ippolito. Infine, un’istanza simile giunse dal parroco di Rogeno, don Francesco Antonio Sangalli.
L’arcivescovo di Milano, monsignor Filippo Visconti, decise di accogliere proprio la richiesta proveniente dalla Brianza.
Il giorno scelto per il trasporto fu il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Don Sangalli si spostò da Rogeno a Milano in compagnia di quattro giovani e robusti uomini, i quali presero in carico il corpo e lo trasportarono fino a Desio, dove si concessero una sosta. Qui trovarono altri due uomini ad aiutarli, e un terzo giunse a supporto a Seregno.
Attraversando i vari paesi, il corteo veniva accolto dalla popolazione in festa. Con il tramonto, la reliquia era ormai quasi a destinazione: si trovava a Costa Masnaga, lungo la strada che portava da Lambrugo a Rogeno.
Gli ultimi chilometri furono una vera e propria processione, con persone giunte anche dai paesi confinanti per assistere al corteo, che infine fu accolto in chiesa da don Sangalli, nel frattempo tornato a Rogeno a cavallo.
Chi era Sant’Ippolito
Ippolito era un cavaliere romano, impegnato come guardia pretoriale. Un giorno egli ricevette in consegna dal prefetto Valeriano il tesoriere della Chiesa Lorenzo, che era sospettato di possedere tesori preziosi e ingenti somme di denaro.
In carcere, Lorenzo aveva guarito miracolosamente dalla cecità il suo compagno di cella Lucilio; Ippolito, impressionato da tale avvenimento, gli promise che gli avrebbe concesso la libertà se lui gli avesse consegnato i tesori dei cristiani. Ippolito, in effetti, era stato incaricato da Valeriano di provare con ogni mezzo a far rivelare a Lorenzo dove si trovassero questi tesori.
Lorenzo, notando l’animo buono di Ippolito e la fede che egli prestava ai suoi insegnamenti e ai suoi prodigi, lo convinse a credere a Dio e a suo figlio Gesù. Così, Ippolito si convertì alla religione cristiana insieme con tutti i componenti della sua famiglia.
In seguito, Valeriano costrinse Lorenzo a mostrargli i tesori nascosti dei cristiani e lo sottopose a terribili torture. Ippolito avrebbe voluto soffrire accanto a Lorenzo, svelando a tutti la sua nuova fede in Cristo; ma Lorenzo non era dello stesso avviso, e lo invitò a non esporsi.
Lorenzo morì, e le sue membra arse furono raccolte da Ippolito e da altri cristiani, che le trasportarono verso il terreno di una vedova cristiana per dar loro degna sepoltura.
Conclusa la funzione, però, Ippolito fu arrestato come un malfattore dai soldati mandati dal console Decio: se Ippolito aveva seppellito il corpo di Lorenzo, voleva dire che anche lui era cristiano, e quindi doveva essere punito. Ippolito, però, era sereno e – anzi – felice di essere incarcerato e soffrire per la religione a cui si era convertito.
Portato innanzi a Decio, Ippolito manifestò esplicitamente la propria fede nel Signore: per questo fu privato delle vesti e colpito con pietre. Dinanzi all’orgoglio cristiano di Ippolito, Decio ordinò che venisse bastonato e poi ferito con spine e cardi. Ippolito, però, era lieto di tutta questa sofferenza, quasi contento delle torture che subiva per amore di Cristo.
Nel frattempo Valeriano era andato a casa di Ippolito per scoprire se ci fossero dei tesori nascosti; qui fece legare i servi di Ippolito, tutti cristiani, e la sua nutrice Concordia. Anche loro furono condotti in tribunale e picchiati; Ippolito, però, li invitò a non rinunciare alla propria fede.
Così, furono tutti portati fuori dalle mura di Roma; mentre i servi furono decapitati, Ippolito fu legato per i piedi a due cavalli e da questi trascinato su un campo pieno di spine e ciottoli. Morì, dunque, da martire.
La chiesa di Rogeno
La chiesa di Rogeno custodisce ancora oggi il corpo di Sant’Ippolito, conservato all’interno di un’urna di vetro. Oltre a questa reliquia, però, quando visiterai la chiesa la tua attenzione sarà colpita da molti altri particolari.
La cappella che ospita il corpo di Ippolito, per esempio, è impreziosita da due ritratti di San Francesco d’Assisi e Giovanni Maria Vianney.
Su San Francesco non c’è molto da dire: tutti conoscono la sua storia. Come vuole l’iconografia tradizionale, il santo è qui rappresentato con un crocifisso mentre prega con le mani posate su un teschio, proprio come nel celebre San Francesco in meditazione dipinto nel 1605 da Caravaggio.
Un po’ meno noto è, invece, Giovanni Maria Vianney. Di origini francesi (il suo vero nome era Jean-Marie Baptiste Vianney), è famoso come Santo Curato d’Ars, dal nome del piccolo villaggio francese in cui ha svolto la propria attività di parroco nella prima metà del XIX secolo. Vianney è stato proclamato santo nel 1925 da Pio XI, che qualche anno più tardi lo ha scelto come patrono di tutti i parroci del mondo.
E proprio Pio XI – al secolo Achille Ratti – è un altro protagonista del cristianesimo immortalato nella chiesa di Rogeno, in un dipinto di Luigi Morgari del 1927. Il cartiglio sopra il ritratto recita: Pio XI Pontifici Maximo paterno genere rogenensi cuius memoriam rogenenses perpetuo servabunt. Il padre di Pio XI, infatti, era originario proprio di Rogeno. A proposito: a pochi passi dalla chiesa, in via Cavour 1, puoi vedere la casa in cui ha abitato la famiglia del papa.
Come ti dicevo, per altro, la chiesa di Rogeno non è intitolata solo a Sant’Ippolito: il contitolare è San Cassiano. Vuoi sapere chi era San Cassiano?
Vissuto a Forum Cornelii – corrispondente all’odierna Imola -, fu insegnante di letteratura, di grammatica e di ars notoria. Nel suo impulso educativo, però, non nascondeva agli allievi la propria fede cristiana: per questo, fu denunciato e processato.
Rifiutatosi di rinunciare al proprio credo, venne condannato a morte: a ucciderlo furono, per volere del giudice, proprio i suoi studenti, che lo massacrarono con gli stili che usavano per incidere le tavole di cera.
Infine, ti segnalo altri due dipinti da vedere nella Chiesa di Rogeno: quelli che ritraggono San Sebastiano e San Rocco.
Sebastiano, pressoché nudo, è rappresentato mentre viene trafitto da una freccia. Anche lui fu un martire, condannato a morte per avere sostenuto la fede cristiana. Anche se l’iconografia lo propone sempre legato a un palo e con i dardi che ne infilzano la carne, in realtà Sebastiano non morì a causa di questo supplizio, da cui riuscì miracolosamente a salvarsi; fu flagellato a morte in seguito per ordine di Diocleziano.
Anche la rappresentazione di San Rocco riprende quella dell’iconografia tradizionale: si nota, per esempio, la ferita sulla coscia sinistra, eredità della peste che lo aveva colpito. Proprio durante la malattia Rocco era stato assistito da un cane (puoi vederlo raffigurato al suo fianco), che ogni giorno gli portava un pezzo di pane per nutrirlo e aiutarlo a riprendersi. Ecco perché San Rocco è sempre stato invocato come protettore dalla peste e, più in generale, patrono dei malati.
Che cosa vedere a Rogeno
La Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano a Rogeno non è che una delle numerose attrattive turistiche del paese. Quali sono le altre? Beh, il lago di Pusiano, per esempio: ma per saperne di più puoi leggere direttamente il post qui sotto, che ti spiega che cosa vedere a Rogeno, dove mangiare e come raggiungere la spiaggia sul lago.
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