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Seveso, il santuario

Il Santuario di San Pietro Martire di Seveso

Il Santuario di San Pietro Martire a Seveso è una delle mete da non perdere in occasione di una gita in Brianza: leggendo le prossime righe troverai tutte le indicazioni che ti potrebbero servire per goderti una indimenticabile esperienza di turismo religioso in Lombardia tra meravigliose opere d’arte, scoprendo una storia di santità e assassini.

La storia del Santuario di San Pietro Martire di Seveso

La conformazione del Santuario di San Pietro Martire a Seveso che puoi osservare oggi risale alla seconda metà del Seicento. Fu Bartolomeo Arese, figlio del conte Giulio, che nel 1660 avviò la realizzazione della chiesa per rispettare la volontà del padre. Il progetto fu, con tutta probabilità, di Gerolamo Quadrio.

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Nel 1798, il santuario fu confiscato dai francesi, che avevano fondato la Repubblica Cisalpina e occupato Milano.

Conclusa l’epoca napoleonica, fu l’arcidiocesi di Milano a entrare in possesso del santuario, che nel 1817 fu modificato per mano di Giuseppe Pollack.

Seveso, il santuario
Il Santuario di San Pietro Martire di Seveso

L’edificio, in stile barocchetto, presenta una facciata con due ordini architettonici sovrapposti, distinti l’uno dall’altro da una trabeazione aggettante.

Fino all’altezza d’imposta del timpano è stata costruita un’altra torre che, in teoria, avrebbe dovuto essere gemella alla torre campanaria.

Gli assi verticali più esterni della facciata sono lievemente arretrati; quello centrale, invece, è caratterizzato da un timpano curvilineo e da un pronao sostenuto da due pilastri.

Che cosa vedere nel Santuario di San Pietro Martire

Entrando in chiesa, sulla tua destra trovi la cappella dedicata a San Domenico, che accoglie gli affreschi più antichi di tutto il santuario.

Santuario di San Pietro Martire a Seveso, la Cappella di San Domenico
La Cappella di San Domenico

L’altare comprende una tela che raffigura proprio San Domenico insieme con San Pietro.

San Domenico e San Pietro
La tela che raffigura San Domenico e San Pietro

Sotto la tela, puoi vedere il crocifisso che San Pietro Martire teneva con sé quando fu ucciso (del suo assassinio ti parlerò in maniera più dettagliata tra poche righe).

Il Crocifisso di San Pietro Martire nel Santuario di Seveso
Il crocifisso di San Pietro Martire

Ai lati, ecco le statue di San Giacinto e San Tommaso d’Aquino, all’interno di due nicchie.

La statua di San Tommaso d'Aquino nel Santuario di San Pietro Martire
La statua di San Tom(m)aso d’Aquino

Sulla tua sinistra, invece, c’è la cappella della Madonna del Rosario, cui è dedicata una scultura realizzata da Dionigi Bussola.

Santuario di San Pietro a Seveso, la Cappella della Madonna del Rosario
La Cappella della Madonna del Rosario
Cappella della Madonna del Rosario del Santuario di Seveso
Gli affreschi della Cappella della Madonna del Rosario

Le nicchie ai lati ospitano le statue di Santa Caterina da Siena e Santa Rosa.

La statua di Santa Rosa nel Santuario di San Pietro Martire
La statua di Santa Rosa

Una cupola ellittica affrescata nei primi anni del Novecento da Edoardo Volonterio copre l’aula del santuario: è raffigurata la Vergine del Santo Rosario su una nube sorretta da putti, circondata da angeli.

La cupola del Santuario di Seveso
La cupola ellittica con gli affreschi di Edoardo Volonterio

L’altare nel presbiterio, novecentesco, nella parte posteriore si articola intorno alla cappella di San Pietro Martire.

L'altare del Santuario di San Pietro Martire a Seveso
Il presbiterio e la Cappella di San Pietro Martire

Sia la cappella della Madonna del Rosario che quella di San Pietro Martire accolgono opere di Antonio Busca, artista attivo a Milano nella seconda metà del Seicento.

Il fonte battesimale accoglie un affresco del Battesimo di Cristo realizzato dal pittore medese Primo Busnelli.

Sono di Giovanni Battista Costa e Agostino Santagostino, invece, le tele nel coro: rispettivamente San Pietro Martire difende Firenze dagli eretici (a destra) e La predica di San Pietro Martire (a sinistra), entrambe del 1670.

L’assassinio del santo

Ma chi era questo San Pietro Martire a cui il santuario è intitolato?

San Pietro Martire
San Pietro Martire raffigurato con la roncola che gli diede la morte. Il dipinto per qualche tempo è stato ospitato nella cappella di San Domenico, prima di essere spostato nella sua collocazione attuale, dietro l’altare maggiore

Nato come Pietro Rosini nel 1206 a Verona, si trasferì a Bologna nel 1221 per studiare, e appena quindicenne incontrò San Domenico, fondatore dell’ordine dei predicatori. Accolto nell’ordine, diventò sacerdote.

In seguito fu inquisitore degli eretici (i Credenti, o Catari) a Milano: proprio per questo, e a causa delle tante conversioni che favorì, attirò contro di sé l’odio di alcuni dei Catari che intendeva combattere.

Fra questi c’erano Manfredo da Giussano, Giacomo della Chiesa, Guidetto de Sachella e Stefano Confalonieri di Agliate, i quali nel 1252 si rivolsero a un tale Pietro Balsamo, detto Carino, promettendogli 25 lire imperiali per assassinare Pietro. Carino accettò.

Il delitto avvenne il 6 aprile di quell’anno.

Pietro e Domenico erano partiti dal convento di Como per raggiungere Milano. Come racconta Cristoforo Allievi nel libro Per una storia di Seveso, “sapendo di essere cercato a morte dai cosiddetti Credenti per lo zelo da lui mostrato come inquisitore della Fede, [Pietro] schivò la via maestra, prendendo, forse fin da Como, la strada canturina”.

A metà del loro percorso, nella zona di Farga, i due si trovarono davanti Carino da Balsamo, che era venuto a sapere del loro viaggio verso Milano.

Egli avrebbe dovuto agire con la complicità di Albertino Porro, detto il Migniffo o il Mancino, di Lentate; costui, però, scappò prima di commettere il delitto, lasciando Carino da Balsamo da solo.

Con un coltello a forma di mezzaluna, Carino ruppe il cranio di Pietro, per poi pugnalarlo al cuore; anche Domenico fu colpito.

Catturato poco dopo, Carino fu portato da Barlassina a Milano. Frate Domenico, ancora vivo ma gravemente ferito, venne accompagnato alla foresteria del Monastero di Meda, dove sarebbe morto dopo pochi giorni.

Il corpo di Pietro invece fu portato in trionfo a Milano, e qui fu sepolto nella Chiesa di Sant’Eustorgio.

Quello stesso anno, sul luogo del martirio, gli Umiliati edificarono un ospizio in memoria di Pietro; l’anno successivo si avviò la costruzione di una chiesa.

L’arma usata per l’assassinio è ancora adesso custodita proprio nel Santuario di San Pietro Martire, in una cripta costruita all’inizio del Novecento, all’interno di una teca che accoglie anche una reliquia di Carino da Balsamo. Quest’ultimo, infatti, dopo aver compiuto l’omicidio si era rifugiato a Forlì e si era convertito; dopo la morte, fu dichiarato beato.

Il falcastro di San Pietro Martire a Seveso
Il falcastro con cui venne ucciso San Pietro Martire a Seveso

La teca si trova nel sacello dell’abside dietro l’altare maggiore: non è accessibile al pubblico, ma puoi chiedere di vederla: non è detto che sia sempre possibile, ma tentar non nuoce 🙂

Lo stesso sacello accoglie un dipinto che raffigura San Pietro Martire, fedele all’iconografia classica: il santo è rappresentato in abito domenicano con in mano la palma del martirio e un libro, mentre la sua testa è – appunto – trafitta dalla roncola.

Il dipinto di San Pietro Martire nel Santuario di Seveso
Il dipinto di San Pietro Martire (sì, è lo stesso di prima, ma immortalato nella collocazione attuale)

Come arrivare al Santuario di San Pietro Martire a Seveso

Il Santuario di San Pietro Martire si trova a Seveso in via San Carlo, tra il civico 2 il civico 4.

Seveso, il Santuario di San Pietro Martire
Il Santuario di San Pietro Martire

Hai intenzione di arrivare al Santuario di San Pietro Martire in auto? Puoi trovare parcheggi lungo via San Carlo senza difficoltà.

Nel caso in cui tu preferisca arrivare al Santuario di San Pietro Martire in treno, puoi fare riferimento alla stazione di Seveso. Uscito dalla stazione, gira a destra in via Zeuner e continua fino al passaggio a livello; qui vai a destra in via Dante e prosegui lungo corso Borromeo. Giunto alla rotonda di piazza del Seminario, svolta a sinistra: ti ritroverai in via San Carlo.

Infine, per arrivare al Santuario di San Pietro Martire in autobus puoi sfruttare la linea Z116 scendendo alla fermata di via Vittorio Veneto (Municipio). Lasciandoti il municipio sulla destra, vai fino in fondo a via Vittorio Veneto e poi gira a sinistra in via Zeuner; da qui raggiungi il passaggio a livello e poi segui le indicazioni che ti ho fornito poco sopra.

La frazione di San Pietro Martire a Seveso

La frazione di Seveso in cui sorge il Santuario di San Pietro Martire ha preso il nome proprio dal santo.

Prima che la frazione iniziasse a essere chiamata San Pietro Martire, questa zona faceva parte della comunità di Farga: così si chiamava il suo cascinale più antico e popolato.

Si trattava di un’area quasi del tutto priva di insediamenti abitativi: come scriveva Tristano Calco nella sua Historia Patria, “ampla inerant nemora et solitudo latronibus apta”, cioè si estendevano grandi boschi, isolati e ideali per i malintenzionati.

In tre pergamene del 1253, del 1255 e del 1256 si legge che intorno alla chiesa di San Pietro Martire c’era un terreno denominato Brugarolo: un chiaro segnale della presenza di vegetazione e terreni incolti.

Proprio da Brugarolo passava la strada canturina (indicata nei documenti duecenteschi come “stricta canturina” o “strata canturina”), che univa Seveso con Farga passando poi per la valle del Seveso, Mocchirolo, Novedrate, Carimate, Figino e Cantù.

Verso Farga, invece, i boschi lasciavano spazio a terreni coltivati, poiché si era più vicini all’abitato.

La pergamena del 1253 che ho citato poco fa afferma che la chiesa intitolata a San Pietro Martire fu “edificata super strata canturina”, mentre in un documento del 28 ottobre del 1252 si racconta che essa venne costruita proprio nel punto in cui era stato ucciso San Pietro.

Alla fine del XIII secolo, così, a Farga esistevano ben cinque chiese: quella intitolata a San Pietro Martire, appunto, e quelle dedicate a Santa Maria (presso Cascina Santa Maria a Barlassina, oggi non più esistente), a Sant’Andrea, a San Gaudenzio (a loro volta scomparse) e a San Nazzaro (l’attuale Chiesa dei Santi Nazaro e Celso di Meda).

Fino al Cinquecento il territorio di Farga comprendeva il campo denominato Celùs (fra il torrente Certesa e il ruscello Roggiolo; ancora oggi a Meda esiste via dei Celuschi), il campo della Vignazza (sempre tra la Certesa e il Roggiolo, oggi ricordato da via Vignazzola), e la cosiddetta Brughiera di Farga, fino al bosco della “vallascia”, dove oggi c’è il parco dell’ex tiro a segno di Barlassina.

Tuttavia intorno alla chiesa di San Pietro Martire ancora nel XV secolo c’erano pochissimi abitanti.

A partire dal 1493, e per oltre due secoli, le case della zona furono indicate come Cascina del Bellino, dal nome di una cascina di proprietà di un certo Giovanni Galeazzo da Mariano, soprannominato il Bellino.

Nel 1545, per esempio, l’inventario delle biade citava la “cassina del Bellino”; nel 1626 il testamento di un tale Pietro Vaghi nominava la chiesa di San Pietro Martire “prope capsinam Bellini”, cioè presso la Cascina del Bellino; e infine una carta del 1709 parlava di un frate Giovanni Domenico Vago “habitans in capsina appellata del Bellino”.

Di lì a poco, però, la frazione cominciò a essere chiamata San Pietro Martire, per poi essere ufficialmente unita alla comunità di Seveso.

Che cosa vedere a Seveso

Se hai in mente di visitare il Santuario di San Pietro Martire a Seveso, potresti approfittarne per visitare anche il resto della città! Nel post qui sotto ti spiego che cosa vedere a Seveso, dove mangiare e come arrivare. Buon viaggio!

Che cosa fare a Seveso: guida per turisti





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Infine, ti suggerisco di leggere il libro di Cristoforo Allievi Per una storia di Seveso (da cui ho tratto alcune delle informazioni riportate in questo articolo) e di visitare il sito web Cammino San Pietro, che ti aiuterà a conoscere meglio la storia del santo e ti farà scoprire un percorso davvero interessante!

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