La Chiesa di San Mauro a Renate (che in realtà è intitolata anche a Sant’Alessandro) ha origini antichissime ed è, ancora oggi, il fulcro di una festa tradizionale che ogni anno, il 15 gennaio, richiama fedeli in arrivo da tutta la Brianza. Se sei curioso di saperne di più, leggi il resto di questo articolo!
Tutto quello che ti serve sapere
La Gesola del Vianò
La Chiesa di San Mauro a Renate è conosciuta anche come Chiesuola (o Gesola) del Vianò, dal nome della località in cui sorge.
Si tratta di un edificio sacro di piccole dimensioni ma molto suggestivo: non solo per il suo aspetto, ma anche per la sua posizione particolare, a pochi passi dai Cariggi e dai sentieri del Parco della Valletta.

In realtà, la chiesa non è dedicata solo a San Mauro, ma anche a Sant’Alessandro. Anzi, in origine era dedicata unicamente a Sant’Alessandro: solo a partire dal Settecento nei documenti comparve l’intitolazione a San Mauro.
Ogni 15 gennaio, giorno in cui si celebra la festa di San Mauro, la Chiesuola del Vianò attira numerosi pellegrini, provenienti anche dai paesi circostanti.

La storia della Chiesa di San Mauro a Renate
La chiesa fu eretta fra il Vianò superiore e inferiore nel XII secolo, probabilmente nel 1162, per volere dei nobili di Briosco. Tale luogo di culto, che inizialmente – come detto – era dedicato solo a Sant’Alessandro, forse era annesso a un monastero.
Di certo, nel 1289 il presbitero Goffredo da Bussero citava la chiesa nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, manoscritto che elencava tutte le chiese della diocesi milanese dell’epoca.
Nel 1484, la chiesa – con le sue dotazioni patrimoniali – fu venduta dal parroco del tempo, don Giacomo Della Cena, alla Congregazione dei frati di San Girolamo di Castellazzo, a un prezzo di 5mila fiorini. L’ordine monastico dei Girolamini, che era stato fondato in Spagna nel Trecento da Tomaso da Siena ed era stato introdotto a Milano per volere di Gian Galeazzo Visconti, era vincolato al voto di povertà: pertanto, vendette i terreni intorno alla Chiesuola del Vianò alla famiglia Perego, con l’impegno di celebrare una messa a settimana per i contadini locali.
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Nel 1565 il padre gesuita Leonetto Clivone, delegato dall’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, giunse al Vianò in visita pastorale: avendo riscontrato alcune infrazioni alla regola monastica, chiese che il piccolo monastero venisse chiuso e i Girolamini fossero allontanati.
Nel 1578, fu lo stesso Carlo Borromeo a visitare Renate: i frati erano ancora al loro posto, ma l’arcivescovo decise di non allontanarli. Tuttavia, egli decise di eleggere la Chiesa dei Santi Donato e Carpoforo parrocchia centrale, affidandole la cura delle anime.

Nel 1774, l’arcivescovo di Milano Giuseppe Pozzobonelli donò a Renate tre frammenti di osso di San Mauro, reliquie che ancora oggi vengono esposte ai fedeli il 15 gennaio, giorno della festa del santo.
La chiesa fu ingrandita – su progetto di Alfredo Sassi– tra il 1927 e il 1928, quando all’unica navata originale furono aggiunte due navate laterali, acquisendo la conformazione che ha mantenuto fino ai giorni nostri. L’ampliamento venne finanziato da Carlo Molteni e dalla moglie Maria Trabattoni che volevano, in questo modo, onorare la memoria del figlio Piero, morto ad appena 26 anni l’anno prima.

Alfredo Sassi si occupò anche di realizzare le sculture che ancora adesso ornano l’edificio.

All’inizio degli anni ’70 la chiesa dovette essere sottoposta a un consistente restauro in seguito a un incendio che l’aveva seriamente danneggiata.

Un’ulteriore ristrutturazione è stata eseguita in tempi recenti, nel 2016, grazie a un gruppo di volontari locali riuniti nell’associazione Amici di San Mauro.
Chi era Sant’Alessandro
Vissuto nel III secolo, Alessandro fu un militare romano della legione tebea, che secondo la tradizione fu spostata nell’anno 301 dalla Mesopotamia a Colonia, e in seguito prima a Brindisi e poi in Africa.

Nel corso di questo lungo viaggio, l’imperatore Massimiano ordinò ai soldati di perseguitare i cristiani: i militari, però, si rifiutarono di obbedire, e per questo furono decimati.
Alessandro, sfuggito al massacro, trovò rifugio in Italia; tuttavia, venne imprigionato a Milano.
Rifiutatosi di abiurare nonostante le pressioni dell’imperatore, scappò dalla prigione con l’aiuto del vescovo Materno e di un altro militare, Fedele, dirigendosi verso Como: nel tragitto – racconta la leggenda – resuscitò un defunto.
Nuovamente catturato dai militari romani, fu condannato a morte per decapitazione. Tuttavia, i soldati che avrebbero dovuto dare esecuzione alla condanna si irrigidirono per la paura e non osarono ucciderlo.
Imprigionato un’altra volta, Alessandro riuscì comunque a fuggire: questa volta raggiunse Bergamo, dove iniziò a convertire al cristianesimo gli abitanti del posto. Scoperto dai soldati di Massimiano, fu ancora condannato alla decapitazione: la sentenza, questa volta, fu eseguita.

La festa di Sant’Alessandro si celebra il 26 agosto.

Chi era San Mauro
Nato a Roma all’inizio del VI secolo, Mauro fu un abate dell’ordine benedettino, tra i più importanti discepoli di San Benedetto da Norcia.

Le notizie sulla sua vita si possono ricavare dai Dialoghi di papa Gregorio Magno e dalla Legenda Aurea, una raccolta medievale di agiografie compilata in latino da Jacopo da Varazze. Quest’ultimo racconta che un giorno Mauro riuscì a salvare il monaco Placido, che era caduto in un lago vicino al monastero, camminando sulle acque.
Secondo la tradizione, nel 1543 Mauro fu inviato in Francia per esportare la Regola benedettina. La leggenda vuole che, nel suo viaggio che l’avrebbe portato Oltralpe, il monaco abbia fatto tappa proprio al Vianò.

Mauro fondò sulla riva della Loira il monastero di Glanfeuil, il primo monastero benedettino di Francia; poi nel 582 si ritirò in clausura, e morì due anni più tardi.
L’iconografia tradizionale rappresenta spesso Mauro con una stampella (essendo egli il patrono degli storpi); in molti casi è raffigurato come un giovane in compagnia di un monaco, con addosso la croce monastica o con in mano una pala. Un altro attributo associato a San Mauro nelle arti è la bilancia, in memoria dello strumento che Benedetto gli regalò affinché potesse pesare il cibo.

San Mauro è definito mercante della neve, visto che la sua festa cade il 15 gennaio, giorno in cui – soprattutto in passato – era molto probabile che si verificassero abbondanti nevicate.
Mauro è protettore delle coltivazioni e patrono degli agricoltori: i contadini un tempo si rivolgevano a lui per ottenere la sua benedizione in modo che i raccolti potessero essere protetti dalle gelate.

A Renate ogni anno il 15 gennaio si celebra la festa di San Mauro (San Maver), con la chiesa che viene aperta per l’occasione per consentire ai devoti di seguire la messa che viene celebrata e di baciare la reliquia del santo.
Sacro e profano si mescolano: all’esterno della chiesa, tra le bancarelle dei venditori ambulanti i protagonisti sono i firunatt, cioè i venditori di castagne cotte al forno e infilate in uno spago per formare una collana o una treccia (ul firun).
In passato i firunatt costituivano una presenza costante in tutte le feste patronali della Brianza che si svolgevano nel periodo autunnale e invernale; a volte, gli uomini compravano il firun per metterlo al collo della ragazza con cui si volevano fidanzare, come se fosse un anello per una dichiarazione d’amore.
Chiesa di San Mauro a Renate: quando è aperta
La Chiesa di San Mauro a Renate si trova in via San Mauro, accanto al civico 48.

Oltre che per la Festa di San Mauro celebrata il 15 gennaio, la chiesa apre una volta al mese in occasione della messa per i defunti del mese. Per sapere quando viene celebrata la messa, puoi consultare il foglio informativo In Cammino! della Comunità Pastorale Renate Veduggio.
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